Aprile

Lo si riassume in fretta:

Le vacanze pasquali sono saltate a causa del maltempo, saremmo voluti andare nella nostra casa sul lago di Garda, ma non avendo il riscaldamento non era il caso. Il lunedì di pasquetta però, siamo stati con degli amici che non vedevamo da un po’, una passeggiata in centro, una pizza e dopo un cinema, e siamo stati proprio bene.

Del concerto dei Subsonica ho già parlato.

A lavoro è un periodo piuttosto pieno e non mi posso lamentare, nonostante tanti cambiamenti e i problemi, ho la fortuna di fare il lavoro che ho scelto e che mi piace.

Ho ricominciato a camminare. Prevalentemente nel fine settimana, ma spesso, se il tempo lo permette, faccio due passi anche durante la pausa pranzo. Da un anno abbondante avevo smesso qualsiasi attività sportiva, per cui lo considero un passo avanti. Prossimo obiettivo, piccoli workout casalinghi con i pesi e riprendere l’allenamento con hula hoop.

Ho finito il giro dei colloqui con i professori del Pastrugno. La cattiva notizia è che abbiamo qualche problema con la matematica, la buona è la grande disponibilità del professore che sta facendo di tutto per aiutarlo a migliorare.

I libri letti questo mese sono:

Friends, amanti e la Cosa Terribile, di Mattew Perry

Lunedì mi innamoro, di Enrico Fovanna;

Alice non lo sa, di Carmen Laterza;

Il gigante con il violino, di Quasi Rebecca;

Tokyo Orizzontale, di Laura Imai Messina;

La strega, di Shirley Jackson

La mia famiglia e altri animali , di Gerald Durrell.

L’ultimo della lista l’ho iniziato ieri sera e direi che lo finirò in questo lungo fine settimana che, come per le vacanze pasquali, si prospetta piuttosto casalingo a causa del meteo, ma anche per il fatto che il Pastrugno ha un’interrogazione programmata venerdì, quindi noi saremo a casa ma lui andrà comunque a scuola.

Pazienza, magari faremo un giro comunque sabato e domenica, chissà…

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10 aprile, Unipol Arena, SUBSONICA!

Li seguo dal 1996.

Non li vedevo dal vivo un po’ di anni.

Non andavo a un concerto dal vivo da troppo.

È stato doppiamente bello ed emozionante perché era il primo concerto di mio figlio.

Loro sono stati immensi.

Metto giusto due foto fatte male per promemoria.

Mi sono goduta il momento e le emozioni.

Ho ancora i brividi.

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Marzo

Mentre scrivo sembra novembre.

Il primo fine settimana di questo mese ci siamo regalati un giro a Ferrara, il tempo non prometteva benissimo e invece, dal pomeriggio del sabato, è uscito un bel sole e abbiamo fatto delle belle passeggiate per il centro della città. La pioggia è tornata la domenica sera appena ci siamo rimessi in viaggio verso casa

Il resto delle settimane è scorso senza troppe novità.

Abbiamo avuto dei colloqui con alcuni professori del Pastrugno, e mi fa piacere sentire che ne parlino come di un ragazzo educato, la professoressa di storia lo ha definito un “gentiluomo di altri tempi”. Sarà per quello che ha tante difficoltà a inserirsi nel gruppo classe e farsi degli amici.

Ma almeno rispetto all’inizio dell’anno scolastico lo vediamo tutti più sereno, ed è questo che conta.

Io mi sono decisa a fare le analisi del sangue dopo un bel po’. Mi sento abbastanza stupida, ma la pandemia e la malattia di mio suocero mi avevano paralizzata da quel punto di vista. L’unico controllo che non ho mai saltato è stata la mammografia, anzi no, anche quello per HPV. Con il compimento dei 50 anni ho vinto un altro screening, e martedì quando sono andata a fare il prelievo ho portato anche quello.

L’ansia è sempre lì, ma un passo alla volta cerco di tenerla a bada.

Aiuta molto la respirazione e la pratica di ho’oponopono. Per chi non lo conosce è un termine hawaiano che significa letteralmente  rimettere le cose al proprio posto.

L’essenza di questa pratica è rendersi consapevoli che tutto ciò che accade a noi stessi o ad altri è una nostra responsabilità. Un prodotto della nostra energia che a sua volta è un’estensione dell’energia del cosmo, di cui tutti siamo parte.

È un concetto potente, un’illuminazione. Almeno per me lo è stata.

Secondo il concetto di coscienza collettiva suggerito da Jung e dalle filosofie orientali, pensare che a prescindere dalla cultura da cui proveniamo, tutti concordiamo sul fatto che i concetti di “grazie, mi dispiace, perdonami e ti amo” sono preziosi e importanti.

Quindi, tempo permettendo, sto ricominciando a fare delle lunghe passeggiate, fondendo il respiro consapevole con il mantra di ho’oponopono. Nel mentre, ascolto anche della buona musica che non guasta mai.

Le letture di questo mese sono state:

La mia prediletta, Romy Hausmann

Vista da qui, Paola Barbato;

Lezioni d’amore per un figlio, Stefano Rossi;

Il treno dei bambini, Viola Ardone;

Te ne dovevi andare, Daniel Kehlmann;

Una sera tra amici a Jinbōchō, Satoshi Yagisawa.

Qualche giorno fa ho iniziato Friends, amanti e la Cosa Terribile, di Mattew Perry. Lo avevo lì da un po’, poi è successo quel che è successo, e leggerlo ora lascia ancora di più l’amaro in bocca.

Il resto delle settimane è passato in maniera abbastanza tranquilla, gli scorsi week end siamo stati impegnati con il catechismo per la cresima del Pastrugno. Sono anche riuscita a confezionare le bomboniere.

Ah, è finalmente arrivato il calendario delle ferie e ho prenotato il prossimo viaggio.

Torneremo in Francia e stavolta ci fermiamo a Saintes-Maries-de-la-Mer, la capitale della Camargue, un posto che promette di immergersi totalmente nella natura. Non vedo l’ora di partire. Ci andremo in agosto per forza di cose, nel frattempo ho in mente di fare delle altre gite nei fine settimana.

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Periodo di interrogazioni e verifiche

Due genitori si confrontano, dopo aver passato la serata precedente ad ascoltare il figlio ripetere la lezione di storia.

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Febbraio

Da sempre, per me, un mese che percepisco lungo e faticoso. E quest’anno dura anche un giorno in più.

Ho finito di leggere, con fatica, l’intero ciclo della Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams.

Non posso neanche dire che non mi sia piaciuto, è divertente nel suo genere, ma credo che la lunghezza del libro e la stanchezza non mi abbiano permesso di godere appieno di certe sfumature.

Le altre letture di questo mese sono state:

Mani Nude, Paola Barbato;

Che significa diventare adulti, Banana Yoshimoto;

Tutto chiede salvezza, Daniele Mencarelli;

Per il resto, mi trascino come un automa tra ufficio, casa, aiuto compiti del Pastrugno (che a quasi 13 anni potrebbe pure far da solo, ma ha la sfiga di avere una madre stracciamaroni).

Non mi è ancora tornata voglia di iscrivermi in palestra o di allenarmi da sola, come facevo fino all’anno scorso.

Però aver ripreso a leggere a un buon ritmo è positivo.

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Piccola fuga a Firenze

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Di note disciplinari e chat dei genitori

La classe che frequenta mio figlio non è facile.

I ragazzi più tranquilli e rispettosi sono in netta minoranza e la gestione da parte dei professori è un tantino complicata.

Sabato scorso è arrivata la nota di classe.

Negli ultimi dieci minuti dell’ultima ora in classe regnava il caos.

Ragazzi in piedi che si spintonavano, lancio di palline, nessuno che tirava fuori il diario per scrivere i compiti e chi lo aveva fatto continuava a parlare con il compagno e a non ascoltare il professore.

Mio figlio è tornato a casa che sembrava un cane bastonato, l’ha vissuta come un’ingiustizia personale perché “Io il diario almeno lo avevo tirato fuori” … però hai continuato a parlare con il tuo compagno di banco, bello de mamma!

La cosa grave è che pare che nessuno abbia sentito le due campanelle e i ragazzi che avrebbero dovuto prendere il pulmino per rientrare a casa, non sono usciti in tempo e sono rimasti letteralmente a piedi.

Questo ha scatenato, non poco, l’ira dei genitori che si sono subito attivati per chiedere una spiegazione.

Nel testo della mail scritta dalle rappresentanti si esordisce con “non vogliamo discutere le motivazioni che l’hanno portata a mettere la nota a tutta la classe… però parliamone!”

Personalmente mi sento di fare un distinguo tra le due cose.

Un conto è la nota, e se il professore ha ritenuto di doverla mettere a tutti avrà avuto le sue ragioni.

Un altro discorso è aver fatto perdere il pullman, ma lì credo ci sia un concorso di colpa. Nessuno in quei dieci minuti ha pensato al pullman che partiva, e di cui ovviamente il prof si assume ogni responsabilità.

Stamattina avevamo un colloquio già programmato per parlare del rendimento di nostro figlio e ci siamo sorbiti 20 minuti di giustificazioni da parte sua, in più ci ha detto di aver parlato con i ragazzi stamattina.

Purtroppo, non credo che la cosa finirà qui perché questo professore è molto giovane e, avendo esperienza con dei ragazzi più grandi, deve tarare il suo lavoro con dei ragazzi delle medie, in più noi genitori non aiutiamo perché tendiamo ad essere poco obbiettivi di fronte a certe dinamiche.

Io stessa devo prendermi il mio tempo di fronte a certe situazioni perché l’istinto pancino è dietro l’angolo, però mi fermo, respiro, rifletto. Sono consapevole che il mio piccolo angelo è innocente fino a prova contraria.

Mi sono sentita una mosca bianca in questa situazione perché ho comunque difeso il diritto del professore di mettere una nota, se lo ritiene necessario. Considerato che sono due anni che tutto il corpo insegnanti si lamenta della poca disciplina dei nostri figli e chiede costantemente aiuto da parte delle famiglie, finalmente un professore prende posizione senza paura delle conseguenze e noi lo mettiamo alla gogna.

Ho come l’impressione di assistere a una caccia alle streghe.

Senza contare che siamo riusciti a mandare una mail polemica, accusatoria e con un paio di orrori grammaticali al prof. di Italiano.

Bella figura di m…

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TEDDY

Il secondo libro letto questo mese è un mix tra thriller psicologico e soprannaturale.

La protagonista è Mallory, una ragazza con un passato doloroso, che l’ha portata alla tossicodipendenza.

Dopo più di un anno di riabilitazione le capita una nuova opportunità per riscattarsi.

Le viene offerto un lavoro come baby-sitter di un dolcissimo bambino di cinque anni Teddy, figlio di due professionisti molto facoltosi, una coppia affiatata e affettuosa che la accoglie come figlia e tutto sembra apparentemente perfetto.

Teddy si affeziona subito a Mallory, è dolcissimo e intelligente, ha la mania di voler indossare sempre la stessa maglietta a righe viola e odia farsi tagliare i capelli. Ha un’amica immaginaria di nome Anya che parla in modo buffo e gli chiede di fare dei disegni che via via diventano sempre più inquietanti.

Mallory decide di indagare, e rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle non sarà semplice.

La parte soprannaturale l’ho trovata un po’ scontata e frettolosa, ma non paurosa.

Molto più inquietante sono i risvolti psicologici che caratterizzano i vari personaggi della storia e che invogliano sempre più a conoscere la verità.

Dopo una prima parte un po’ lenta e semplice, la trama si sviluppa in modo sempre più complesso e il ritmo si fa via via più incalzante. Il finale è decisamente inaspettato e commovente.

Finito di leggere in un paio di giorni, l’ho trovato personalmente molto godibile.

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I miei giorni alla libreria Morisaki

È il primo libro letto dell’anno appena iniziato.

Libro d’esordio di  Satoshi Yagisawa, la trama si intreccia in un quartiere pittoresco, Jinbōchō, un angolo tranquillo di Tokyo, lontano dalla frenesia moderna di Shibuya e Ginza, introducendoci a Takako, una giovane donna con una vita apparentemente incolore, che in poco tempo a perso il fidanzato e il lavoro.

Lo zio Satoru, un uomo eccentrico e appassionato che ha dedicato la sua vita ai libri dopo che la moglie lo ha lasciato, propone a Takako di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di lavoro e apre le porte a un mondo completamente nuovo per lei.

La libreria Morisaki diventa così il palcoscenico di una trasformazione profonda per la protagonista.

Il libro è un intenso dialogo tra generazioni e passioni letterarie.

La trama offre una profonda riflessione sul potere dei libri di connettere le persone, di aprirsi a nuove prospettive, affrontando il tema universale della ricerca del significato della vita, della possibilità di rinascere attraverso la scoperta della passione e della connessione umana.

Un libro scritto in modo semplice, una storia scorrevole, ottimista e commovente che celebra il potere della lettura come veicolo per la comprensione, la consapevolezza e la trasformazione personale.

Un buon libro per iniziare l’anno in modo positivo.

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Gennaio

Questo inizio d’anno mi trova stanca, fisicamente e mentalmente, il 2023 è stato un anno faticoso per molti aspetti.

Anche se non ho l’abitudine di fare bilanci e buoni propositi, sento la necessità di fermare alcuni punti.

C’è stato il difficile approccio alla scuola media di Alessandro e l’inizio dell’adolescenza che, da quel che ricordo, non è esattamente una passeggiata.

C’è stato un grave lutto, che ha rimescolato il metabolismo e gli equilibri un po’ a tutta la famiglia.

C’è che ho compiuto cinquant’anni, e me li sento tutti.

Sono sempre meno social, Facebook è vecchio, trito e ritrito, Instagram sta peggiorando, Twitter adesso si chiama X ma è sempre la stessa cosa, TikTok e Threads li ho solo per tenere d’occhio il suddetto figlio preadolescente, che al momento non ha un profilo su nessun social ma molti suoi compagni sì. Ho sempre sostenuto l’idea che bisogna conoscere il nemico per poterlo combattere. In questo caso più per educare un giovane ad un uso costruttivo e responsabile della tecnologia e del mondo social.

Abbiamo fatto delle belle vacanze, un viaggio non programmato, in macchina, tra Provenza e Catalogna, fermandoci ad Avignone, Canet de mar, Barcellona e Martigues. Sono i viaggi che preferisco.

Alessandro pare abbia la ragazza, è più grande di lui di un anno e fa la terza media. I loro compagni di classe non hanno apprezzato la cosa, non si capisce bene il motivo, fatto sta che a inizio anno scolastico sono stati aggrediti fuori scuola da due compagni di lei e anche alcuni compagni di lui non hanno perso occasione di dire la loro e infastidirli in ogni modo. Abbiamo aspettato un po’, poi siamo intervenuti. Ora sembra che le acque siano calme, ma restiamo all’erta.

Da inizio anno ho letto un libro e sono a metà del secondo, se non mi lasciassi distrarre da altro potrei anche ritrovare il mio vecchio ritmo di lettura.

Ho riaperto il blog dopo più di due anni e per poco non perdevo tutto perché non ricordavo nemmeno con quale e-mail ho creato l’account.

Ho riletto qualche vecchio post, e mi sono resa conto che avevo dimenticato tante cose. Il tempo passato qui e, prima ancora, sul vecchio Splinder sembra vissuto da un’altra persona. Eppure, nel profondo, sono sempre io.  

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