Decluttering

Settembre, da un po’ di anni a questa parte, è per me un mese di pulizie profonde.

Invece di fare buoni propositi e programmi io faccio spazio.

Non sono una fan della Kondo, ritengo il suo metodo un tantino drastico, soprattutto sulla regola dei 30 libri… come cavolo fai a buttare i libri nell’immondizia? Una pazza.

Nei suoi libri però ci sono spunti utili per evitare di accumulare, senza cadere nel maniacale.

In realtà, ho iniziato a fare spazio molto prima che lei pubblicasse il suo famoso libro.

Circa 12 anni fa, in un giorno qualunque, qualcosa è scattato nella mia mente, ho aperto l’armadio e ho iniziato a mettere nei sacchi tutti i vestiti che non mettevo da anni, che non mi stavano bene, che tenevo per una qualche occasione che però non arrivava mai… a fine giornata ero rimasta con pochissimi capi essenziali e tanto spazio da riempire con abiti nuovi.  Mi sentivo bene.

Ho iniziato a adottare questo sistema periodicamente, ogni cambio di stagione è l’occasione per fare spazio, almeno nell’armadio.

Con i libri questa cosa per me è impensabile, i libri che ho restano dove sono. Piuttosto, ho comprato un e-reader per sopperire al problema spazio. Ogni tanto, però, un bel libro cartaceo me lo concedo comunque.

Quest’anno mi piacerebbe rinnovare anche un pochino l’arredamento di casa, niente di eccezionale, però per farlo devo per forza liberarmi prima di alcune cose. Partirò dallo scaffale in cima alle scale e poi una stanza alla volta il resto della casa. Alcune cose le metterò in solaio, altre le butterò, molte spero di regalarle. Magari una volta liberato un po’ di spazio potrei comprare un’altra libreria… si è capito che ci piace leggere?

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Pizzette di melanzane

Da piccola non mangiavo le melanzane, mia madre ha provato per anni a cucinarle in ogni modo possibile, ma non c’era verso, ci provavo anche ad assaggiare, ma proprio non mi piacevano.

Poi un giorno, verso la fine della terza media, vado a pranzo da una compagna di scuola. Sua madre aveva chiesto se c’era qualcosa che non mi piaceva, ma io mi ero dimenticata di questo piccolo dettaglio e avevo risposto che mangiavo tutto.

Ovviamente c’erano le melanzane, ma fatte in un modo diverso dai tanti che aveva provato mia madre.

Erano semplicemente grigliate, con della scamorza sciolta sopra e una fogliolina di basilico.

Da quel giorno mangio le melanzane in ogni modo possibile, le cucino spesso e volentieri e per fortuna a mio figlio piacciono molto.

Oggi voglio condividere con voi questa ricetta, leggermente modificata e perfezionata.

Pronti?

Lavate e tagliate a fette di circa 1 cm una melanzana.

In una padella antiaderente cuocete da entrambi i lati le melanzane con 1 filo d’olio extravergine d’oliva, a fiamma bassa.

Dopo qualche minuto, girate le melanzane e mentre si cuoce la parte sotto conditele con un cucchiaio di passata di pomodoro, un pizzico di sale, della mozzarella a dadini o anche solo con del parmigiano grattugiato e un filo d’olio.

Coprite con il coperchio e lasciate cuocere qualche minuto e fino a quando il formaggio sarà sciolto.

Le pizzette di melanzane in padella sono pronte per essere servite.

È un piatto veloce e leggero, perfetto se si è attenti sia al gusto che alla linea, ma soprattutto, salutare perché fatto con pochi semplici ingredienti.

Ultimamente ne ho fatta una versione cacio e pepe, senza pomodoro, con pecorino e una spolverata di pepe. Non sono nemmeno riuscita a fotografarle perché sono sparite in un attimo.

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Un’Aloe in viaggio

Secondo un’antica leggenda nella città di Timanfaya, nell’isola di Lanzarote, due giovani sposi furono sorpresi durante un’eruzione vulcanica, una roccia cadde dall’alto, schiacciando la giovane sposa. 

Lo sposo, disperato, sollevò la roccia con tutte le sue forze, ma per la sposa non ci fu nulla da fare, in quel momento la roccia era illuminata dalla luna piena ed i partecipanti alla vista della tragica scena, esclamarono “povero diavolo!”. 

La leggenda vuole che dal sangue di lei nacque una pianta molto apprezzata che prese il nome dei due giovani sposi, Aloe e Vera.

***

Questa è la storia di una piccola Aloe Vera che ha fatto un lungo viaggio.

Nata sull’isola di Lanzarote, insieme a tante sue sorelle, se ne stava tranquilla attaccata alla sua mamma, ignara dell’avventura che la stava aspettando una volta che fosse stata raccolta.

Una ragazza, che si trovava in vacanza sull’isola, pensò che sarebbe stato bello portarsi a casa qualcosa che le ricordasse quella splendida isola calda e selvaggia, ma gli oggettini nei negozi di souvenir non la convincevano, poi la vide. Era piccina, chiusa in una confezione di plastica insieme a un mucchietto della stessa terra in cui aveva visto la luce per la prima volta.

La ragazza pensò che avrebbe potuto provare a portare quella piantina a casa e che guardandola crescere le sarebbero tornati in mente i bei ricordi della vacanza e che un pezzetto di isola sarebbe stato sempre con lei.

Fu così che ebbe inizio il viaggio.

In un primo momento, la piantina aveva paura. La ragazza l’aveva chiusa in una valigia e per molti giorni restò lì dentro sballottata da un posto a un altro senza sapere se avrebbe mai rivisto la luce.

Era stata riposta con cura almeno, protetta dagli urti in mezzo a morbidi indumenti, e questo un po’ la rassicurava.

Però che paura sull’aereo, cos’è questo rumore? VRRRRR VRRRRR… Cosa stava succedendo? VRRRRR

VRRRRR… La piantina non capiva più nulla da tanto era spaventata.

Alla fine del viaggio, finalmente, la valigia fu aperta e la piccola Aloe poté vedere di nuovo la luce del giorno. Intorno a lei, però, tutto era cambiato. Non era più nell’Isla de Fuego con i suoi vulcani, il suo paesaggio lunare e il vento costante che la accarezzava.

Ora intorno a sé aveva dei palazzi, era stata riposta in un piccolo vaso, insieme alla terra della sua isola. Si trovava su un balcone con altre piante e da li vedeva il traffico delle auto, udiva suoni di clacson e voci di persone.

Benché provasse nostalgia per la sua terra amava molto la sua nuova famiglia e la ringraziava per cure amorevoli crescendo rigogliosa.

Divenne tanto grande da non poter più stare in balcone e trovò posto in bel vaso grande nel cortile condominiale e lì crebbe ancora e iniziò ad avere tanti nuovi germogli che divennero a loro volta grandi e rigogliosi.

Uno di questi seguì la ragazza nel suo ultimo trasloco…

“Le piante e i fiori sono come i nostri progetti: alcuni non si sviluppano, altri crescono quando meno ce lo aspettiamo.”


Romano Battaglia

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Iniziamo le vacanze

Letture leggere, sotto l'ombrellone...
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Istantanea

Il piccolo principe assisteva allo schiudersi di un enorme bocciolo e sentiva che ne sarebbe venuta un’apparizione miracolosa, ma la corolla indugiava, e si faceva bella, chiusa nella sua camera verde. Con cura sceglieva i colori. Si vestiva piano, accomodando i petali a uno a uno. Non voleva uscire tutta stropicciata come fanno i papaveri. Voleva mostrarsi solo nel pieno fulgore della propria bellezza. Eh, sì! Era molto vanitosa. La sua segreta toilette era durata giorni e giorni. Ed ecco che una mattina, con il sorgere del sole, era apparsa una rosa.

“Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda”.

Antoine De Saint-Exupery
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Risotto blu, piccola magia in cucina

“Impara a cucinare, prova nuove ricette, impara dai tuoi errori, non avere paura, ma soprattutto divertiti”.

Julia Child

Amo cucinare.

Mi diverte, mi rilassa, è uno dei tanti modi che uso per centrarmi.

Mi piace creare piatti con pochi semplici ingredienti.

Come questo risotto al cavolo cappuccio viola.

Sì, viola.

E come mai è diventato blu?

Me lo sono chiesto anche io quando, qualche settimana fa, mi sono imbattuta in una foto sul web molto simile a questa e, incuriosita, ho cercato la ricetta. Sono rimasta stupita dalla semplicità del “trucco”, in pratica bisogna far lessare il cavolo cappuccio viola e ad un certo punto si aggiunge una punta di bicarbonato e “abracadabra” diventa blu!

Con il brodo blu poi ci si tira il risotto, io ho frullato anche il cavolo per dare una consistenza più cremosa.

Ho usato del formaggio fresco spalmabile per mantecare e ho guarnito con delle zucchine semplicemente saltate in padella.

Non pensavo, ma è stato davvero un successo e adesso, a casa, è uno dei piatti che mi chiedono di fare più spesso.

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Camminando

“So che non ti piace camminare, ma guarda che è solo un pregiudizio. Camminare è una guarigione. Un’esperienza di salvezza. Mi devi credere.”

Michele Serra

Che camminare faccia bene alla salute è cosa risaputa, sia fisica che mentale. Camminando liberiamo endorfine, contrastando stress, ansia e depressione.

Io cammino tantissimo. Ogni volta che posso. Vivendo in collina è anche piacevole fare una passeggiata nella natura e godersi il paesaggio con tutte le sue sfumature, in ogni stagione.

Ultimamente, complice anche il lungo periodo di smart working, ho difficoltà a restare in ufficio tante ore senza spezzare con una bella camminata. E allora, nei giorni in cui devo lavorare in presenza, mi organizzo con un pranzo veloce, un audiolibro, auricolari e via, mezz’ora di camminata veloce rigenerante.

Devo dire che le tre ore successive passano meglio dopo.

Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina.

Friedrich Nietzsche

Certo, farsi 10 giri nell’enorme parcheggio aziendale, non è uguale a passeggiare in collina, ma bisogna sfruttare quel che si ha a disposizione per ossigenarsi e rilassarsi, stando lontani da pettegolezzi, tensioni e negatività altrui.

Ho letto che bastano trenta minuti al giorno per alleviare le tensioni e allontanare i pensieri negativi e dopo un anno posso dire che è vero. Quando ci sono giornate piovose e fredde come questa, in cui non riesco ad uscire, la differenza la sento.

Devo dire anche che la pratica meditativa quotidiana ne giova se cammino. Non a caso, la meditazione camminata è una vera e propria pratica, un ottimo metodo per disciplinare la mente aumentando il benessere psicofisico, migliorando la capacità di concentrazione, aiutandoci a ritrovare il buonumore ed accrescendo la percezione di noi stessi.

“Basterebbe una passeggiata in mezzo alla natura, fermarsi un momento ad ascoltare, spogliarsi del superfluo e comprendere che non occorre poi molto per vivere bene.”

Mario Rigoni Stern

E voi, in che modo gestite le tensioni e allontanate lo stress?

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Primavera

“Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli, vedo,
ha passato le dita il vento.”

Ghiannis Ristos

Nell’ultimo anno, gioco forza, ho iniziato ad apprezzare il fare la spesa nei piccoli negozi del paese. Non ce ne sono molti qui, spesso tra l’andata e il ritorno dall’ufficio mi fermo nei negozi più grandi lungo il tragitto.

Queste ultime settimane però, divisa tra smart working e didattica a distanza, mi trovo molto spesso a scendere a piedi in paese, con il carrellino “da nonna”, e comprare l’essenziale nelle poche botteghe in centro.

Al Pastrugno, piace particolarmente andare dalla fruttivendola.

Non conosco molte persone capaci di entusiasmarsi così tanto davanti a un bancone di frutta e verdura.

Ogni volta che andiamo si prepara come se fosse una festa, indossa il cappello tipo panama che gli ha regalato il nonno, si porta i soldi della paghetta per comprare le sue cose e il carrellino lo vuole portare lui, per aiutarmi dice. Quando arriviamo al negozio la signora sorride e mi dice: “Eccolo qui, lui è già grande!”

Parte poi a scegliere le cose che più lo attirano, lei gli spiega e lo consiglia sui prodotti migliori. Io li osservo, intervengo al bisogno, ma per lo più lo lascio fare.

Tornando verso casa mi chiede se possiamo andare tutti i giorni a comprare la frutta, perché a lui piace tantissimo. Io sorrido.

Mi sto entusiasmando anche io, perché sto ritrovando quell’atmosfera che era parte della mia infanzia, quando con mia nonna andavamo al mercato rionale a comprare cassette di pomodori San Marzano per fare la conserva.

Quando passavamo i pomeriggi a pulire fagiolini, piselli e fagioli freschi, e si faceva merenda con la panzanella.

Sto riscoprendo il piacere di fare le cose con calma, a godermi il momento, a soffermarmi a guardare il paesaggio mentre torno a casa.

È una bella sensazione, sapere di essere ancora capace di stupirmi di fronte a un albero in fiore, a un tramonto, ad una luna piena particolarmente suggestiva. Scoprire di riuscire ancora a guardare le cose con la curiosità dei bambini.

La primavera sta arrivando, con tutti i suoi colori, e i miei occhi fanno il pieno di bellezza.

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Pancakes della domenica

“Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè.
Perché la colazione deve essere abbondante.”

Charles M. Schulz, Peanuts

La colazione è sacra a casa mia.

La sera prima apparecchio e preparo la moka per il caffè. Al mattino, mi sveglio poco prima di tutti e preparo, a seconda dei giorni, toast o uova alla coque, spremute, caffellatte, pane e marmellata o yogurt.

Insomma ci piace fare colazione con calma, a tavola tutti insieme, con coccole annesse al piccolo di casa che, al mattino, ha bisogno di almeno mezz’ora di abbracci e sbaciucchiamenti prima di carburare.

La domenica, di solito, è il giorno dei pancakes.

A noi piacciono perché sono semplici da preparare, versatili e si possono accompagnare con il classico sciroppo d’acero, oppure con la frutta, il miele, o farcire con creme spalmabili o marmellata.

Io stamattina ho optato per burro d’arachidi e marmellata di arance e zucca fatta in casa.

Se volete prepararli anche voi, vi suggerisco questa ricetta: https://www.inmouveritas.it/2016/02/pancakes-alla-vaniglia.html

Il risultato sarà un successo garantito.

Buona domenica

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Happy Father’s Day

“Non riesco a pensare ad alcun bisogno dell’infanzia altrettanto forte quanto il bisogno della protezione di un padre.”

Sigmund Freud

Un bisogno che rimane anche in età adulta se ci sono stati portati via troppo presto (ma quando è il momento giusto per lasciare andare un genitore?) e anche quando i padri invecchiano e i ruoli si invertono.

Stamattina presto mio figlio è arrivato in cucina con tutti i suoi lavoretti per il papà, una poesia, due letterine, due segnalibri. Tutti fatti da lui nei ritagli di tempo dalla didattica a distanza. Oggi, alla lezione online di italiano, gli hanno fatto scrivere una poesia e stasera, per fare festa, abbiamo ordinato sushi.

Amo che guardi suo padre con occhi sognanti, è il suo eroe.

Amo questi momenti fatti di carezze e di piccoli, semplici gesti.

Si creano ricordi.

Auguri a tutti i papà del mondo.

E al mio lassù, auguri ancor di più…

“Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza.”

Il Pendolo di Foucault – Umberto Eco

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